L'orrore in famiglia raccontato da Gianfranco Bernes nel romanzo Lui

Gianfranco Bernes"Raccontare la famiglia dovrebbe aprire il cuore, invece spesso lo chiude ermeticamente. Succede quando amore, rispetto e serenità non hanno accesso tra le mura domestiche perché esclusi da paura, odio e violenza, sentimenti ed emozioni morbose che assumono tonalità e intensità sempre più distruttive che portano al declino e alla distruzione".
Così esordisce Gianfranco Bernes nella introduzione al suo nuovo romanzo intitolato Lui nel quale racconta le vicende di una famiglia in cui il padre riversa tutta la malvagità di cui è capace sulla moglie e sul figlio e il tentativo di quest'ultimo di mettere in salvo se stesso e la madre.


copertina lui sitoGianfranco Bernes  è nato a Trieste e si è dedicato allo studio della psiche, in particolare degli aspetti psicopatologici nei comportamenti devianti e del crimine, e all'insegnamento della psicopatologia forense. Oltre a numerosi articoli scientifici e divulgativi, nel 2012 ha pubblicato con Edizioni Psiconline “Testimoni del passato. Gli anni intensi di Trieste fra psichiatria e antipsichiatria”, un percorso di storia della psichiatria legato a Franco Basaglia, divenuto testo di consultazione e comparendo nella bibliografia in tesi di laurea e specialità.

D. Qual è l'argomento del libro?
R. Parla dell'orrore in casa, un fenomeno purtroppo in crescita, dove esiste solo paura, odio e violenza.

D. Quali sono i protagonisti?
R. Essenzialmente tre. Un pater familias prepotente e malvagio che campa ai margini della società; una madre che vive nella disperazione più assoluta e un figlio che cerca in tutti i modi di arginare tutta quella brutalità, con l'aiuto di due amici e di una donna.

D. Da cosa è stato ispirato?
R. Da un fatto che  ho seguito professionalmente.

D. Perché parlare di un rapporto familiare così burrascoso?
R. I mass media raccontano quotidianamente episodi dove crudeltà e ferocia non hanno limiti. Il libro è anche una denuncia perché molti fatti si potrebbero evitare con la prevenzione e con le leggi, quelle che l'uomo dovrebbe conoscere prima di applicarle.

D. Quale influenze può avere nello sviluppo di un bambino la famiglia e soprattutto un padre come quello descritto nel romanzo?
R. Qualsiasi tipo di violenza tra le mura domestiche lascia tracce indelebili nello sviluppo di un adolescente. È un marchio inciso a fuoco che provoca solo dolore e molte volte genera altra violenza, come in un circolo vizioso che spesso, purtroppo, si tramanda da padre in figlio: come a dire che chi da piccolo ha subito, da adulto tende a far subire. I maltrattamenti nell'infanzia costituiscono esperienze traumatiche che creano un disperato senso di abbandono e di minaccia da cui è impossibile sottrarsi: è il dolore degli impotenti che altera la coscienza e genera sfiducia in sé e negli altri.

D. I protagonisti di episodi di violenza domestica non sempre riescono a superare i traumi…
R. La violenza domestica non si cancella perché incide fortemente sulle qualità di vita della vittima. La paura che queste persone sono costrette a vivere provoca un alto stato di tensione che causa gravi disturbi psicosomatici, non sempre superabili. Ne deriva un quadro spesso devastante dove si notano immagini affrante, di dolore e prive di ogni difesa. La violenza domestica è un fenomeno molto diffuso che, purtroppo, non sempre è preso in giusta considerazione e valutato da chi ne ha il potere e di questo ne parlo nel romanzo.

D. Molte vicende sono elaborate nello studio di uno psicoterapeuta che le affronta e le vive con il paziente.
R. Tutti gli eventi vissuti come traumi incidono più o meno sulla psiche di una persona. Alcune vittime manifestano stati d'ansia e brutti ricordi che si possono risolvere da soli o parlandone in famiglia oppure con gli amici.
All'estremo opposto ci sono persone nelle quali l'evento traumatico causa effetti negativi a lungo termine e in questo caso è possibile che abbiano riportato un Disturbo post traumatico da stress, come successo al protagonista del romanzo. La sua è una storia che segna profondamente perché senza pace e senza serenità. Le sue difficoltà e i suoi disagi sono raccontati mentre, assieme allo psicoterapeuta, cerca l'uscita da quel tunnel senza sbocchi, attraverso un'alleanza terapeutica costruita gradino su gradino.

D. Quali dei temi trattati le stanno più a cuore?
R. Il rivivere la storia nel suo complesso devo dire che mi ha procurato forti emozioni perché  l'ho vissuta e rivissuta molto empaticamente. Sono rimasto impressionato dalle tante denunce senza esito che, qualora avessero avuto un percorso diverso, avrebbero potuto segnare diversamente Lorenzo e la mamma. Ma questo è un argomento che forse tratterò in un altro libro.

D. Chi è Gianfranco Bernes, scrittore, psicoterapeuta?
R. Scrittore perché scrivo, psicoterapeuta perché lo studio della psiche mi ha sempre accompagnato. Scrivere mi è sempre piaciuto. Ero ventenne quando ho cominciato a scrivere sul quotidiano della mia città articoli di cronaca e di sport. Poi è subentrata la medicina legale e la psichiatria ma ho sempre mantenuto l'inchiostro nella penna. Comunque sono due attività che vanno a braccetto quando possono dare giusti segnali. Lo vorrei fare con questa storia affinché possa far riflettere chi dovrebbe tutelare e arginare la violenza, ma vorrei pure dare coraggio a chi ne ha bisogno perché affronti con fiducia il sentiero di una psicoterapia.

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