corrado pace1Silenzio muto rappresenta l'esordio letterario di Corrado Pace, un autore poliedrico che coltiva diverse passioni tra le quali anche la pittura e la moda, ma più di tutte lettura e scrittura.


"Il mio corso di scrittura creativa l’ho seguito con maestri d’eccezione, prevalentemente russi e americani. Tra questi ultimi, Hemingway mi ha insegnato la scioltezza dei dialoghi e come far apparire le emozioni senza descriverle; e Steinbeck a scrivere di luoghi circoscritti entrando in profondità nelle vicende che vi accadono. Tra i russi, Tolstoy mi ha insegnato a dare sangue, vita e verità a un personaggio, Solzenicyn a scrivere con ironia di situazioni e personaggi negativi e Dostoevskij ad indagare nel mistero e nelle profondità dell’animo umano.
Per me leggere è vita, come scrivere. Non si è scrittori senza essere, prima, forti lettori."

Abbiamo incontrato Corrado Pace in questa calda e assolata giornata di giugno per rivolgergli alcune domande sul suo libro e sulla sua attività di scrittore. Così sorseggiando una limonata comodamente seduti sotto l'ombra di una palma sulla spiaggia pescarese in compagnia dei suoi amati libri, Corrado Pace si presenta ai lettori di Segmenti Editore.

frontespizio copertina silenzio muto sitoD. Ringraziamo Corrado Pace per la cordialità con la quale ha accolto la nostra redazione e cominciamo la nostra intervista chiedendogli da cosa trae spunto il suo romanzo.
R. Dal titolo di un saggio e dalla considerazione che i guasti psicologici dell’infanzia producono effetti nocivi per generazioni. Il titolo del saggio è: “La manipolazione affettiva nella coppia”. Il libro l’ho però letto solamente dopo aver ultimato la stesura del mio Silenzio muto, per evitare di trascinarvi involontariamente qualche eco.

D. Dove si svolge il romanzo e quando?
R. In una piccola, immaginaria, città di mare del Salento. Per renderla reale nella scrittura, ne ho prima buttato giù uno schizzo e redatto una mappa stradale. La storia si svolge nei nostri giorni.

D. Come è strutturato il romanzo, qual è la sua originalità?
R. Ho cercato di innovare il classico schema narrativo, pur non inseguendo uno stile esasperato d’avanguardia. L’originalità del romanzo sta in tre cose.
La prima consiste nell’introduzione di due personaggi, Asia e Amato, che sembrano muoversi all’esterno della vicenda, mentre ne sono ben dentro e per indurre il lettore a crederlo, i tre capitoli che ne parlano sono scritti in prima persona, contrariamente a tutti gli altri.
La seconda novità consiste nel cortocircuitare la storia avvolgendola attorno al lettore. Lo scrittore Walter, infatti, scrivendo a un amico del suo lavoro e parlandone con il direttore editoriale che si accinge a pubblicarlo, fa dei riferimenti precisi a situazioni e personaggi di Silenzio muto, di cui egli stesso è uno dei protagonisti.
La terza novità è nello stile. Generalmente si sceglie un registro narrativo a seconda della storia che si vuole raccontare e ci si attiene a quello. In Silenzio muto invece il registro narrativo varia a seconda del carattere dei personaggi. Per esempio, parlando di Marco e di Cristiano che hanno un carattere deciso e volitivo, è stata usata una scrittura più asciutta ed essenziale, quasi fotografica. Un linguaggio più dolce e descrittivo è stato invece usato per Asia. Un terzo registro narrativo, quello dell’ironia, è stato poi utilizzato per descrivere le situazioni e i personaggi negativi, per dire le cose come stanno senza però togliere piacevolezza alla lettura.

D. È possibile individuare un personaggio principale?
R. No, e la cosa è voluta. Li ho volutamente nascosti. Con il conte Giacomo Aquilino probabilmente non ci sono riuscito del tutto, ma solo un lettore attento potrà accorgersi che tra Marco e Miriam il personaggio principale è lei. L’idea è quella di presentare in maniera paritaria i vari personaggi, ciascuno con il proprio carattere, in modo che il lettore possa immedesimarsi indifferentemente in uno di essi.

corrado pace3D. Quali sono i temi trattati?
R. Sono molti. Con Filomena e Augusto parlo della furbizia che incontra la dabbenaggine, ma il piano di Filomena sarà sventato dalla sagacia del Conte Aquilino.
Con Miriam e Marco indico il punto critico, che i due sottovalutano, di una storia che pur sembrando destinata a durare, al contrario non sarebbe durata. La morte improvvisa di Marco impedirà loro di rendersene conto.
Con Walter, dico dell’incomunicabilità alla quale giunge una coppia dopo una vita di incomprensioni, incomunicabilità che nel libro chiamo silenzio muto. Sempre con Walter parlo di un modo malato di fare sindacato, e di un certo ambiente intellettuale di provincia.
C’è poi il tema della cattiveria. Assoluta in  Erminia e non meno odiosa in Maria Manteca.
Con Cristiano e Riccardo racconto due modi diametralmente opposti di affrontare la stessa situazione: l’abbandono da parte della donna amata. Tra i temi trattati non manca quello religioso, con la conversione del conte Aquilino. Nel penultimo capitolo, poi, parlo dei reality letterari.

Con Asia e Amato, infine, introduco un tema che mi sta molto a cuore e che svilupperò compiutamente nel romanzo che attualmente sto scrivendo. Cioè indagare dentro il mistero grande e la complessità di ogni rapporto umano.

D. Che cosa lega i personaggi l'uno all’altro?
R. Singolarmente, nei rapporti di coppia, quanto ho appena detto. Globalmente, nel loro insieme, il fatto di abitare nella stessa palazzina nella quale Tom, personaggio attorno al quale ruota l’intera storia anche se di lui si parla pochissimo, verrà avvelenato. Chi sia Tom il lettore lo scoprirà, con sorpresa, solo verso la fine del libro.

D. Ogni capitolo in realtà descrive un personaggio, c'è un messaggio che ha voluto trasmettere?
R. Sì, sul mio modo di raccontare. Per descrivere i caratteri e i sentimenti dei vari personaggi non mi attardo a dire, per esempio, che una persona abbandonata si sente come un cencio usato  e gettato via, o cose del genere, ma le faccio compiere gesti e dire parole di una persona dal cuore spezzato. Che si senta come uno straccio il lettore lo capisce da sé.

D. Quale difficoltà ha incontrato nel tratteggiare i vari protagonisti, a chi si sente più legato, in chi si riconosce e da chi si sente di prendere le distanze?
R. Se devo essere sincero, difficoltà non ne ho incontrate. Quando ne ho scritto, i vari personaggi vivevano già da tempo nella mia testa. Mi chiede a chi mi sento più legato. A Miriam, ad Asia e a Walter. Sono i personaggi che mi piacciono di più. E da chi prendo le distanze.
Da Erminia, ovviamente, ma non è lei a inquietarmi di più, è Maria  Manteca. Ho litigato con lei ogni volta che ne ho scritto. Maria Manteca rappresenta per me l’opposto esatto della donna ideale.

D. Tra i vari temi trattati c'è anche la conversione del conte Giacomo Aquilino, si intravede  una attenzione particolare alle cose della fede. Tutto questo è voluto? Rappresenta un messaggio per il lettore?
R. Certamente non è casuale. Naturalmente non c’è nessun conte Aquilino nella realtà, ma le vicende narrate circa la sua conversione sono realmente accadute e ho cercato di dirle in modo semplice, con parole di verità che il lettore percepisce. Se c’è un messaggio, potrebbe essere questo. I casi sono due: O Dio esiste oppure non esiste, tertium non datur. Se Dio esiste, non credere in lui non lo farà cessare di esistere; e se non esiste, la fede in lui non lo farà esistere. Ma se esiste, allora nulla gli è impossibile, neanche che una persona, oggi, immersa nella concretezza della vita, si converta e creda in lui e nella sua promessa di vita eterna.

D. Una costante che percorre tutto il libro è il soffermarsi a descrivere relazioni d'amore conflittuali con le incomprensioni, gli inganni che purtroppo spesso prevalgono e prendono il posto dell'amore. Tanto che il titolo prende spunto proprio dal silenzio che ormai allontana Walter dalla moglie e gli fa prendere coscienza della fine del rapporto. Perché ha proposto questo tema?
R. Non ho fatto altro che fotografare una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Tra le giovani coppie, principalmente, ma non solo. Coppie che si riducono alla somma di due solitudini. Nel libro Walter e Lidia hanno smesso da tempo di parlare tra loro, limitandosi a un semplice scambio di informazioni. Gli interessi dell’uno sono mal sopportati dall’altro che li vede come uno scarso interesse per i propri e un po’ per volta nel dialogo s’inseriscono silenzi sempre più lunghi fino a che gli intervalli non sono più le pause ma le parole.

corrado pace2D. Perché la presenza di così tante figure femminili negative?
R. In Silenzio muto insisto su alcuni comportamenti femminili negativi, è vero, ma ritengo che questo non allontanerà le lettrici dal libro perché sono cose che sanno e che molte hanno sofferto in prima persona. Per ogni donna che fa soffrire, ce ne sono almeno tre che soffrono. Donne come Erminia e Maria Manteca hanno figlie, nuore, suocere, cognate. Inoltre accendo un faro su un punto: pur essendo pacifico che molti problemi di tipo psicologico affondano le radici nella prima infanzia e che, nella stragrande maggioranza dei casi, l’educazione dei bambini è affidata alle madri, si evita di fare l’ultimo passo collegando le due cose.

D. Quanto c'è di autobiografico nel romanzo?
R. Tutto e niente. Niente perché non si parla della mia vita, né mi identifico in qualcuno dei personaggi del libro. Tutto perché parlo solamente di cose che conosco direttamente per essere passate attraverso il filtro della mia esperienza, per averle vissute o averle viste vivere. Non scrivo nulla per sentito dire o per averlo letto altrove. I libri autobiografici, in genere, non mi piacciono e non ne scriverò mai uno. Quando scrivo mi baso sulla realtà che conosco: l’immaginazione è il cemento, non i mattoni con cui tiro su le mie storie.

D. Nel racconto Walter sta per pubblicare un libro dopo aver partecipato a un reality show letterario, nel colloquio con l'amico discutono del fenomeno della televisionizzazione cioè l'opportunità offerta alla diffusione della cultura, si fanno film in chiave televisiva; personaggi dello spettacolo scrivono libri, la gente li compra e gli editori ne sono consapevoli.
Cosa pensa di questo fenomeno e dei reality?
R. Non sono favorevole ai reality show letterari. Anche se nell’immediato possono presentare dei vantaggi portando gente nelle librerie, c’è il rischio che il passaggio televisivo diventi necessaria premessa alla pubblicazione. Che avvenga per gli scrittori quello che è accaduto per i cantanti. Per essi il sapersi muovere davanti alle telecamere ha un senso. Per uno scrittore, meno. È sotto gli occhi di tutti che ormai la televisione è corrotta dalla pubblicità e ciò che è corrotto, se non è rigettato, corrompe.

D. Nel libro il presunto autore parla della intenzione di dare un seguito a queste storie, approfondendo uno o più personaggi. Anche tra i suoi progetti futuri c'è quello di scrivere un romanzo con un personaggio di Silenzio muto?
R. Con quattro: Miriam, Asia, Amato e il conte Aquilino. In realtà il libro lo stavo già scrivendo e l’ho interrotto, dopo aver letto la recensione di La manipolazione affettiva nella coppia, per dedicarmi a Silenzio muto.

D. Per concludere alcune domande sull'autore: chi è Corrado Pace? Cosa l'ha spinta a intraprendere la carriera di scrittore e quali autori hanno influito in questo suo percorso creativo?
Cosa è per lei leggere?
R. Corrado Pace è uno scrittore. Lo è sempre stato, anche quando per vivere si occupava d’altro. Non ho mai smesso di scrivere, dalle prime sgangherate poesie, ai racconti, alle novelle, agli appunti e capitoli interi di questo e altri romanzi. Il mio corso di scrittura creativa l’ho seguito con maestri d’eccezione, prevalentemente russi e americani. Tra questi ultimi, Hemingway mi ha insegnato la scioltezza dei dialoghi e come far apparire le emozioni senza descriverle; e Steinbeck a scrivere di luoghi circoscritti entrando in profondità nelle vicende che vi accadono. Tra i russi, Tolstoy mi ha insegnato a dare sangue, vita e verità a un personaggio, Solzenicyn a scrivere con ironia di situazioni e personaggi negativi e Dostoevskij ad indagare nel mistero e nelle profondità dell’animo umano.
Per me leggere è vita, come scrivere. Non si è scrittori senza essere, prima, forti lettori.

D. Perché ha deciso di pubblicare con Segmenti Editore?
R. La scelta è stata quasi obbligata. Una volta verificato che Segmenti è un editore vero, nel senso che il proprio guadagno lo trae dai libri venduti e non dagli autori che pubblica, gli ho proposto il manoscritto per il semplice motivo che è l’editore del saggio dal cui titolo è nata l’idea di scrivere Silenzio muto, interrompendo il romanzo che stavo scrivendo. Ho bussato anche ad altre porte, ottenendo un’altra proposta di contratto editoriale. Ma ho preferito pubblicare con Segmenti perché è un editore in linea con il mio interesse di scrittore. Segmenti infatti è un marchio editoriale della Casa Editrice Psiconline che pubblica trattati e saggi di psicologia e psichiatria.

D. Quanto ha impiegato per la stesura di questo romanzo?
R. Quasi un anno.

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